Mustang, antico regno himalayano


Da qualche parte avevo letto che “un viaggio nel Mustang è un viaggio nel tempo: nel Mustang non ci sono strade, non c'è luce, non c'è telefono”. E questo era quasi vero nel 2009 (l’anno del mio viaggio); ma se volete vedere quel mondo antico dovete andarci subito perché nel mondo moderno le cose cambiano rapidamente. Il governo nepalese ha riapprovato la costruzione della strada che attraversa per intero questo territorio e quando questa sarà completata .......

 

in rosso la regione del Mustang




Jomson è la sua porta d’ingresso e vi si può arrivare in pullman lungo la strada sterrata che inizia a Pokhara. Ma quasi tutti vi arrivano con piccoli bimotori ad elica (circa 20 posti) sempre da Pokhara. Il volo è senza dubbio interessante perché risale la valle tenendosi a bassa quota poco al di sopra di villaggi e colline mentre, sulla destra, sfilano le montagne innevate dell’Himalaya. Emozionante l’arrivo quando l’aereo si infila tra due alte pareti e per lunghi interminabili secondi sobbalza ripetutamente, ma subito dopo lo sguardo può spaziare su un meraviglioso e luminoso paesaggio. Il Mustang non è raggiunto dai monsoni e quindi può essere visitato sempre. Ma Pokhara è zona monsonica e quindi in tale periodo può succede -all’andata e/o al ritorno- di restare bloccati per un numero imprecisato di giorni anche perché la strada diventa difficilmente praticabile. Il trek può iniziare anche prima: da Beni o la stessa Pokhara.

animated handUp clicca sulla cartina per visualizzare il territorio del Mustang in google maps hand Left






Per secoli entrare in questo piccolo regno era proibito a noi occidentali. È solo dal 1992 che è possibile avventurarsi in questa terra tibetana/nepalese, ma i permessi rilasciati annualmente sono solo un migliaio quindi, quelli che vi hanno messo piede, sono ancora in pochi.

L’itinerario risale la valle del Kali Gandaki (affluente del Gange) fino alla capitale Lo Manthang, attraverso un deserto di montagna dai colori a volte stupefacenti (l’imponente bastionata rossa di Dhakmar è un’immagine che difficilmente svanisce col tempo). I villaggi, circondati da campi coltivati ed irrigati,  distano tra loro ore di cammino e appaiono come oasi nel grigio/ocra del territorio che li contiene.

Si dorme quasi sempre in tenda e la mattina presto è abbastanza fresco; sveglia alle sei, la colazione preparata dal cuoco e poi la partenza. Il cammino è un continuo sali e scendi tra un passo e quello successivo; ogni tanto si incontrano pastori che spingono greggi di capre, carovane di muli e gruppi di donne e bambini che si recano per i loro  piccoli commerci nella ‘civile’ Jomson, .... ma impiegano giorni. Lo scambio di namastè è quasi istintivo, peccato non conoscere la lingua.

Kagbeni, Tangia, Dhi, Gara ....... la memoria non ricorda tutti questi strani nomi ....

ma i chorten
le case con le loro sfiziose finestre e i mucchi di legna sui loro piatti tetti
i visi rugosi e cotti dal sole
le strette stradine e la vita nei villaggi
muri mani, statue falliche e ‘caccia-spiriti’
gli occhioni di bimbi sporchi, ma mai invadenti
la capitale circondata dalla rossa e massiccia muraglia
i ventosi passi dove sventolano decine di bandierine tibetane
i rossi gompa, veri e vivi monasteri che si ergono dal paesaggio circostante come il fascinoso
Luri Gompa isolato a 4000 m
le funzioni a cui -casualmente- puoi assistere
la corona di montagne tra cui svettano, innevate, l’Annapurna, il Nilgiri e il Dhaulagiri

sono sensazioni ed emozioni che resistono al passare degli anni. Un viaggio nel Mustang non è una passeggiata rilassante ma è uno di quelli che non saranno dimenticati.

 

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