GOECHA  LA

 

Nell'Himalaya Indiano -tra Nepal, Tibet e Buthan- c’era una volta un piccolo stato indipendente: il Sikkim. Formatosi come regno nel 1600, fu sempre oggetto delle interessate attenzioni degli ingombranti vicini (inglesi compresi) fin quando, negli anni settanta, un referendum ne decise l’annessione all’India. La sua capitale Gangtok è un coacervato di edifici aggrappati al ripido pendio di una montagna attorno ai 1500 m; le strade principali l’attraversano con numerose volute, mentre ripidi e scoscesi vicoli sono le scorciatoie per chi si muove a piedi. Il centro è una sorpresa … non sembra di stare in India: è una strada larga, pianeggiante (forse l’unica di tutta Gangtok), pulita (è vietato anche fumare !!!), chiusa al traffico e ovviamente fiancheggiata da negozi di vario genere; durante l’ora del passeggio è intasata più che da turisti, da quelli del posto.
Per accedere al Sikkim bisogna arrivare all’aeroporto di Bagdogra nel West Bengala, da qui solo un centinaio di chilometri; sembrano pochi ma frane, buchi, lavori, sterrati e dissestamenti vari rendono il viaggio lungo diverse ore. Ed in più c’è l’obbligatoria sosta a Rangpoo (confine Bengala/Sikkim) per l’interminabile controllo passaporti (ma è inutile/inopportuno spazientirsi, viaggiare è andare incontro a realtà diverse; o lo si accetta o è meglio restare a casa).

 

In rosso il territorio del Sikkim

 

Il trekking si svolge all’interno del Kanchendzonga National Park di cui è sicuramente il percorso più conosciuto e frequentato. In 5/6 giorni si raggiunge il Goecha La, un passo a quasi 5000 m, con vista sulla terza montagna più alta del mondo, il Kanchenjunga, che qui chiamano Kanchendzonga.

L’inizio del trek è nella località di Yuksom dive finisce la strada e inizia il sentiero. Anche se è stata la prima capitale del regno (c’è un parco dedicato a questo evento) non è altro che un grosso villaggio con case disposte in ordine sparso; case abbastanza modeste, ma con spesso la parabola su un tetto magari di lamiera.

animated handUp clicca sulla cartina per visualizzare il territorio in google earth hand Left






Lungo il tragitto si attraversano ambienti diversi come estesi boschi di latifoglie e rododendri tra cui svettano gli alti abeti himalayani, pascoli di montagna e grandi morene. È un ambiente ancora integro e non eccessivamente frequentato anche per il divieto di organizzare spedizioni alpinistiche in quanto le montagne di questo territorio, considerate sacre e inviolabili, non sono scalabili.

Secondo l’interpretazione più comune, il nome Kanchendzonga significherebbe “I cinque tesori della neve” con riferimento ai cinque  picchi che compongono il massiccio e ai cinque doni che le divinità -che come ovunque i popoli collocano su alte cime- offrirono all’uomo: oro, argento, gemme, grano e le Sacre Scritture.

 

 

 

 

sikkim slideshow (in preparazione)

 

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