FOUTA DJALON
Nella zona centrale della Repubblica di Guinea (o Guinea Conakri) si trova una zona montuosa chiamata Fouta Djalon. Si presenta come un variegato altopiano -solcato anche da profonde vallate- con una quota variabile intorno ai mille metri, dove si alternano ambienti diversi come ampi ed erbosi pianori, zone boscose, falesie, rocce, canyon, placidi fiumi e imponenti cascate. In effetti, data l’abbondanza di piogge, questa zona è una specie di serbatoio d’acqua per i territori circostanti; non a caso qui nascono tre importanti fiumi dell’Africa Occidentale: il Senegal, il Gambia e il Niger.
i luoghi del trekking
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Dalaba, Piti e Labè sono i centri di partenza per varie escursioni di uno o più giorni. Si trovano a circa 300 km dalla capitale Conakry a cui sono collegate da una normale strada asfaltata.
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La Repubblica di Guinea è una ex colonia francese, un po’ più piccola dell’Italia, popolata da una ventina di gruppi etnici di cui i principali sono i Fula o Peul, i Mandinka e i Soussou.
Il nome Guinea indicava, geograficamente, gran parte della costa occidentale a sud del Sahara (da qui anche Golfo di Guinea); potrebbe derivare da un termine locale che significa "donna". Attualmente ci sono tre stati con il nome di Guinea.
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I Peul, popolo nomade e allevatore, giunsero nella zona del Fouta Djalon nel XV secolo e trovandovi delle buone condizioni ambientali si trasformarono in stanziali. Sono ancora dediti all’allevamento; infatti nei dintorni dei villaggi pascolano -numerosi- mucche, capre e pecore mentre tra le capanne razzolano indisturbati galli e polli. Sono anche agricoltori; in particolare di riso, fonio, miglio, verdure e ortaggi vari. Il fonio è un cereale dai chicchi microscopici la cui laboriosa raccolta è affidata (come tante altre cose) alle donne. |
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Anche se qua e là cominciano a costruire case in muratura, l’abitazione peul è la tipica capanna africana a base circolare con muri di terra e tetto conico di paglia; il tetto quasi sempre si prolunga a coprire una specie di veranda, sempre circolare, utile per ripararsi dal sole o dalla pioggia. In qualche caso i muri esterni sono adornati con semplici disegni naif. L’ambiente interno è un’unica camera (se la capanna è grande anche due) con pochi e semplici arredi in legno e bambù; d’altronde la vita si svolge all’aperto e non all’interno. | |
All’aperto le donne lavano, cucinano, accudiscono i figli piccoli e pestano perennemente alimenti vari nei grossi mortai in legno il cui rumore ritmato (dum .. dum .. dum ..) costituisce una specie di sottofondo sonoro del villaggio. Nel passato i contenitori vari per cuocere e contenere cibo erano in terracotta, legno o zucche; oggi tali oggetti sono in metallo o in plastica; ma il fuoco è ancora tradizionalmente prodotto con piccoli pezzi di legna. | |
Le donne peul sono famose per essere belle; in effetti molte di esse hanno lineamenti graziosi e un portamento elegante. La maggior parte porta vestiti dai colori vivaci, con ampie scollature e braccia al vento; una minoranza è velata, alcune sono avvolte nel burqa. I Fulani sono di religione mussulmana, ma non appaiono rigorosamente ortodossi. |
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Ogni villaggio ha un pozzo da dove le donne (sempre loro) attingono acqua che poi trasportano in bidoni di plastica issati sopra la testa. Trasportano tutto appoggiato sulla testa con incredibile facilità ed equilibrio. In alcuni villaggi i pozzi tradizionali sono stati sostituiti da pozzi moderni realizzati da associazioni europee. L’acqua, comunque, per noi europei potrebbe non essere potabile ed è opportuno, quindi, attrezzarsi con filtro e/o pastiglie di micropur. |
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In un villaggio tipico non arriva la strada, non c’è illuminazione (molto usate le torce a batterie), non c’è distribuzione dell’acqua, non ci sono servizi igienici, non c’è gas o petrolio, non c’è l’equivalente di un negozio ma ……. sono diffusissimi i cellulari. Questo perché la società telefonica che gestisce il servizio ha distribuito gratuitamente telefoni, sim e ricariche (generosità o generosità interessata?). |
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Il trek di per se non è impegnativo (se si è abituati a camminare); le difficoltà possono insorgere solo per il caldo: in ambiente aperto le temperature si aggirano anche attorno ai 45°. Conviene sempre avere una buona scorta d’acqua al riparo dal sole considerando anche che all’arrivo non se ne ha immediatamente a disposizione. Un buon sollievo lo si trova nelle arance che abbondano in tutti i villaggi; da notare che i locali le arance le bevono(non le mangiano) anche senza usare uno spremiagrumi (che non esiste). Osservate come fanno e imitateli per scoprire come un’arancia verde è un piccolo otre di liquido dissetante. | |
Durante il tragitto è sempre prevista una lunga sosta spesso in bei posti in prossimità di corsi d’acqua dove è anche possibile tuffarsi (avere un costume a portata di mano). Questa è anche una buona occasione per darsi una lavata; arrivati a destinazione l’alternativa è solo un secchio d’acqua. | |
Non essendoci nessuna struttura turistica, si può dormire solo in tenda che va piantata in qualche spazio tra le capanne (non ci sono aree apposite). Quanto al mangiare è la tipica cucina del luogo in quanto il cuoco, di villaggio in villaggio, compra sul posto il necessario (e sul posto affitta anche il pentolame da utilizzare); solo gli alimenti per la colazione all’europea sono sempre al seguito. Una curiosità è il pane: la tipica baguette alla francese acquistabile nei villaggi che si sono attrazzati con forni. | |
Nel Fouta Djalon piove da maggio a ottobre, con l’arrivo degli umidi venti atlantici. Da novembre a febbraio la stagione migliore per camminare; di giorno può anche fare caldo, ma nel tardo pomeriggio le temperature scendono e la notte l’aria è fresca. A marzo e aprile sembra che il caldo sia insopportabile. | |
In questa zona non esiste la classica fauna africana; se questo è un aspetto non trascurabile, bisogna spostarsi più a sud, in particolare nel parco del monte Nimba.
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altimetria dell'intero percorso
con 9 giorni di cammino
- per un totale di 110 km
- con 3100 m di dislivello in salita e poco più in discesa
le linee colorate sono tracce GPS |
download del file da caricare in google earth |
traccia gps in formato GPX |
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file con i 17 waypoint della traccia "foutadjalon" |
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